domenica 2 marzo 2014

una pasticceria dietro le sbarre


Devi lasciar fuori tutto. Nessun cellulare nè chiave. Portafoglio o banconote. Solo un documento. Mille controlli e un pass che ti permette di uscire. Attraversi imponenti porte con le sbarre custodite da agenti che difficilmente ti regalano un sorriso. Siamo nel carcere di Padova, insieme a Italia Zuccheri e Stefano Laghi, per entrare nella pasticceria dell'Officina Giotto e parlare di zuccheri e della loro funzione negli impasti. Di cosa stiamo parlando?
All'interno del carcere opera questa cooperativa che permette ai carcerati di ricominciare una nuova vita. Che regala loro qualcosa cui aggrapparsi e da rincorrere con tutte le proprie energie per lasciarsi alle spalle, almeno per un po', le 22 ore chiusi in una piccola cella. Ci sono detenuti che lavorano ai call center, altri che fabbricano bicliclette. E poi ci sono gli addetti alla cucina e i pasticceri. Poco più di una manciata di ragazzi che lo scorso natale ha fatto circa 74000 panettoni. Che ha vinto il premio per la miglio pasticceria. Una manciata di uomini che provengono da realtà molto differenti e che si ritrovano a fare squadra in un contesto totalmente fuori dal comune. 
Nell'immaginario, fin da bambini ci raccontano che chi si trova in prigione già lo riconosci "dalla faccia", tutto tatuato e dall'atteggiamento rude. E non c'è nulla di più sbagliato. Ci siamo ritrovati con persone che hanno più umanità e voglia di imparare almeno della metà dei pasticceri che si trovano in giro. Persone che cercano di imparare un mestiere perchè quando usciranno, se usciranno, avranno un tesoro in mano che potrà restituire loro la libertà. Restituire per davvero.
Incontro Marco che mi racconta essere entrato che era poco più di un ragazzo, che sa che i dieci anni lì non glieli restituirà più nessuno, ma che sono serviti a capire certe cose. E poi c'è "l'uomo immagine delle Officine Giotto" che sorride nella foto manifesto della Pasticceria brandendo orgogliso il frutto del proprio lavoro. Sono persone comuni, qualunque, come il fruttivendolo da cui vai la mattina e il benzinaio che trovi per la strada. Forse sono solo stati più deboli nel non resistere a un impulso, ma non molto diversi da centinaia di persone lì fuori. 
Passiamo una giornata a impastare. A ridere e scherzare. A sentire le loro storie. A condividere attimi che noi nemmeno ic rendiamo conto di quanto per loro siano preziosi.
E a fine giornata, quando devono risalire in cella, il loro "Grazie per l'opportunità che ci avete dato" senti che proviene davvero dal cuore.

Qui il video della giornata: Italia Zuccheri al carcere di Padova

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